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La Bonifica della Bassa Padovana

In questa nuova tappa del nel nostro viaggio #daiColliall’Adige parliamo delle Idrovore che è possibile ancora oggi ammirare numerose nelle nostre campagne.

Il territorio della Bassa Padovana è, infatti, il risultato di continue modifiche e ingenti interventi dell’uomo, già presente in questi territori in epoca paleoveneta e poi romana, volti a rendere abitabili queste terre un tempo per la maggior parte ricoperte dalle acque.

 

Sono i monaci benedettini di Santa Giustina di Padova, a partire dal XII secolo, che per primi trasformarono in maniera importante il territorio, con un lavoro quotidiano di scavo di canali volto alla bonifica e alla coltivazione dei campi che, all’epoca, erano in gran parte ricoperti da boschi, o incolti, acquitrinosi, e sommersi dalle continue esondazioni dei numerosi fiumi privi di argini che attraversavano la pianura.

L’artefice della più importante trasformazione della Bassa Padovana fu, però, la Serenissima che intervenne già dal XIV° secolo nella regolazione idraulica del territorio, con lo scopo di evitare che i fiumi carichi di sabbia e limo interrassero la laguna e quindi la difesa naturale della città di Venezia.

 

Tra gli interventi più significativi operati dalla Serenissima in quest’area ci fu sicuramente quello sull’argine vecchio del Gorzon che costituiva un ostacolo al deflusso delle acque che tendevano pertanto a ristagnare formando la grande palude della Griguola e le altre vicine. Quelle acque furono fatte defluire grazie all’incisione del dosso dell’argine da cui prese il nome l’intero canale terminato di costruire nel 1558, il Gorzone.

 

Proseguendo con lo scavo del canale si rese necessario farlo passare al di sotto dell’alveo pensile del fiume Santa Caterina attraverso un ponte a tre fori da cui il nome della località Tre Canne a sud di Vighizzolo. Al termine dei lavori il Gorzone aveva collegato il Fratta al fiume Brenta nel quale si immette anche oggi nel suo percorso verso l’Adriatico.

 

L’ambizioso progetto di bonifica inaugurato dai Veneziani, proseguì nei secoli successivi quando l’attività di bonifica venne affidata ai consorzi ai quali furono prescritte determinate discipline – sempre sotto la sorveglianza di speciali magistrature – che però non riuscirono a impedire che in tutto il Settecento ed il secolo seguente si verificassero rotte ed allagamenti. Solo alla fine dell’800 si giunse alla soluzione definitiva del problema con la costruzione delle macchine idrovore.

Nella Bassa Padovana sono ancora numerose le Idrovore visibili e il loro ruolo resta fondamentale nella gestione delle acque del territorio. Tra queste ricordiamo l’Idrovora Vampadore a Megliadino San Vitale, costruita nel 1880, e la Cavariega a Vighizzolo d’Este.


Iniziativa finanziata dal Programma di sviluppo rurale per il Veneto 2014-2020

Organismo responsabile dell’informazione: GAL Patavino

Autorità di gestione: Regione del Veneto – Direzione AdG FEASR Parchi e Foreste

 

L’iniziativa è sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

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